Quando alla fine della seconda guerra mondiale John von Neumann concepisce il MANIAC – un calcolatore universale che doveva, nelle intenzioni del suo creatore, «afferrare la scienza alla gola scatenando un potere di calcolo illimitato» –, sono in pochi a rendersi conto che il mondo sta per cambiare per sempre. Perché quel congegno rivoluzionario – parto di una mente ordinatrice a un tempo cinica e visionaria, infantile e «inesorabilmente logica» – non solo schiude dinanzi al genere umano le sterminate praterie dell’informatica e dell’intelligenza artificiale, ma lo conduce sull’orlo dell’estinzione, liberando i fantasmi della guerra termonucleare.
Con questo nuovo libro, Labatut si conferma uno straordinario tessitore di storie, capace di trascinare il lettore nei labirinti della scienza moderna, lasciandogli intravedere l’oscurità che la nutre.
Benjamín Labatut è nato a Rotterdam, Paesi Bassi, nel 1980. Ha trascorso la sua infanzia a L’Aia e all’età di quattordici anni si è stabilito a Santiago del Cile. Qui comincia La Antartide, il suo primo libro di racconti, ha vinto il Premio Caza de Letras e il Premio Municipale di Santiago. Il suo secondo libro, After the Light, consiste in una serie di appunti scientifici, filosofici e storici sul vuoto, scritti dopo una profonda crisi personale.
Oltre a MANIAC, ha pubblicato La pietra della follia e Un verdor terribile, un successo editoriale tradotto in 32 lingue e finalista all’International Booker Prize.