Sito nel Gabinetto di Velázquez, il quadro è una delle opere più famose dell’artista sivigliano a Roma. Nel ritratto si concentra tutto il genio del pittore nel definire un Innocenzo X il quale volto appare privato della bellezza, ma pieno di dignità. Sulla base difficile di carmini e il bianco del rocchetto e del colletto, le fattezze del Santo Padre sono rappresentate con dettaglio e minuziosità, e lo sguardo penetrante rimane rapidamente e profondamente impresso a chi lo contempla, come se si trattasse di una presenza reale. È da notare anche un foglio che il Pontefice tiene nella mano sinistra, in cui si trova il titolo dell’opera, il nome dell’autore, il luogo in cui si realizzò e l’anno: “Alla Sant. Di Nro. Sig. Innocencio X. Por Velázquez, de la Camera di S. M. Catt. Anno 1650”,
La maggior parte degli studiosi hanno lodato la maestria ammirabile con la quale il pittore catturò i tratti più profondi della personalità del Papa. Inoltre, alcuni studi attribuiscono all’opera un significato politico: un gesto di avvicinamento da parte della Corona spagnola al Papato, dopo una lunga alleanza di questa con i francesi.
Velázquez fece due viaggi in Italia. Nel suo primo viaggio, dal 1629 al 1631, che sembra esser stato solo di studio, anche se forse avrebbe svolto qualche missione diplomatica, il pittore sivigliano visitò Genova, Milano, Venezia, Ferrara, Cento, Roma (dove visse nel Palazzo Vaticano e nella Villa Medici) e Napoli. Nel suo secondo viaggio, da gennaio del 1649 a giugno del 1651, fatto per acquisire opere d’arte per la collezione reale, Velázquez fece un percorso simile a quello del viaggio precedente, ma trattenendosi più tempo a Roma, dove visse approssimativamente per un anno e mezzo. A Roma realizzò una dozzina di ritratti, tra i quali spicca, senza dubbio, quello del pontefice qui rappresentato.
Innocenzo X, il quale ritratto appartiene alla famiglia Pamphilj, nacque nel 1574. Fu eletto nel 1644 e il suo pontificato si estese fino al 1655, anno della sua morte.
Ubicado en el «Gabinetto» de Velázquez, el cuadro es una de las obras más famosas del artista sevillano en Roma. El retrato concentra todo el genio del pintor en definir a un Inocencio X cuyo rostro aparece desprovisto de belleza, pero lleno de dignidad. Sobre la difícil base de carmines y el blanco del roquete y del cuello, los rasgos del Santo Padre se representan con detalle y minuciosidad, y la mirada penetrante queda rápida y profundamente grabada en quien la contempla, como si se tratara de una presencia real. Destaca también una hoja de papel que el Pontífice sostiene en la mano izquierda, en la que figura el título de la obra, el nombre del autor, el lugar donde fue realizada y el año: «En Sant. De Nro. Señor Innocencio X. Por Velázquez, de la Camera di S. M. Catt. Año 1650»,
La mayoría de los estudiosos han alabado la admirable habilidad con la que el pintor plasmó los rasgos más profundos de la personalidad del Papa. Además, algunos estudios atribuyen a la obra un significado político: un gesto de acercamiento de la Corona española al Papado, tras su larga alianza con los franceses.
Velázquez realizó dos viajes a Italia. En su primer viaje, de 1629 a 1631, que parece haber sido sólo de estudio, aunque pudo tener alguna misión diplomática, el pintor sevillano visitó Génova, Milán, Venecia, Ferrara, Cento, Roma (donde vivió en el Palacio Vaticano y en la Villa Médicis) y Nápoles. En su segundo viaje, de enero de 1649 a junio de 1651, realizado con el fin de adquirir obras de arte para la colección real, Velázquez siguió una ruta similar a la de su viaje anterior, pero permaneció más tiempo en Roma, donde vivió aproximadamente un año y medio. En Roma realizó una docena de retratos, entre los que destaca sin duda el del pontífice aquí representado.
Inocencio X, cuyo retrato pertenece a la familia Pamphilj, nació en 1574. Fue elegido en 1644 y su pontificado se prolongó hasta 1655, año de su muerte.