Quando alla fine della seconda guerra mondiale John von Neumann concepisce il MANIAC – un calcolatore universale che doveva, nelle intenzioni del suo creatore, «afferrare la scienza alla gola scatenando un potere di calcolo illimitato» –, sono in pochi a rendersi conto che il mondo sta per cambiare per sempre. Perché quel congegno rivoluzionario – parto di una mente ordinatrice a un tempo cinica e visionaria, infantile e «inesorabilmente logica» – non solo schiude dinanzi al genere umano le sterminate praterie dell’informatica e dell’intelligenza artificiale, ma lo conduce sull’orlo dell’estinzione, liberando i fantasmi della guerra termonucleare.
Con questo nuovo libro, Labatut si conferma uno straordinario tessitore di storie, capace di trascinare il lettore nei labirinti della scienza moderna, lasciandogli intravedere l’oscurità che la nutre.
Benjamín Labatut è nato a Rotterdam, Paesi Bassi, nel 1980. Ha trascorso la sua infanzia a L’Aia e all’età di quattordici anni si è stabilito a Santiago del Cile. Qui comincia La Antartide, il suo primo libro di racconti, ha vinto il Premio Caza de Letras e il Premio Municipale di Santiago. Il suo secondo libro, After the Light, consiste in una serie di appunti scientifici, filosofici e storici sul vuoto, scritti dopo una profonda crisi personale.
Oltre a MANIAC, ha pubblicato La pietra della follia e Un verdor terribile, un successo editoriale tradotto in 32 lingue e finalista all’International Booker Prize.
I racconti di Julio Ramón Ribeyro, pur nella loro versatilità, formano un mondo narrativo organico e personalissimo, in cui il contenuto profondamente umano dei suoi temi si coniuga con una tecnica raffinata e uno stile chiaro e conciso.
Inizialmente circoscritte alla piccola borghesia e agli emarginati dell’ambiente urbano di Lima, le sue storie hanno gradualmente acquisito ampiezza e universalità, fino ad abbracciare l’uomo del nostro tempo, nello specifico un certo tipo di umanità, prodotto della città o del paese, che si confronta con situazioni estreme e non è in grado di discernere tra il reale e l’illusorio, tra il possibile e l’impossibile, condannato a una lotta solitaria che si perde in anticipo.
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Giovedì 14 marzo alle 17:30. Prenota il tuo posto qui.
In occasione della Giornata Internazionale della Donna, la Biblioteca María Zambrano dell’Istituto Cervantes di Roma ha organizzato questo circolo di lettura dedicato alla scrittrice Margaryta Yakovenko che ci accompagnerà online durante la sessione. Nata in Ucraina nel 1992 ma presto trasferitasi in Spagna, che sidiventa punto di fuga per il racconto di una rottura amorosa nell’era di Instagram, la ricostruzione di una storia familiare segnata da migrazioni, difficoltà economiche e la testimonianza di una generazione che ha assunto le proprie condizioni materiali come uno stato di crisi permanente. Allo stesso tempo, la biografia del nostro personaggio ospita la storia di due delusioni: quella dell’Unione Sovietica del XX secolo e quella della società occidentale del XXI secolo.
Influenzata dalla narrativa di Zadie Smith, dal lirismo di Anne Carson o dal giornalismo di Svetlana Aliexevich, il romanzo d’esordio di Margaryta Yakovenko si distingue in particolare per la capacità di intrecciare una storia soggettiva in un complesso tessuto socio-politico, e per la natura singolare della sua opera. Yakovenko si distingue in particolare per la capacità di intrecciare una storia soggettiva in un complesso tessuto socio-politico, e per la natura singolare della sua narratrice: accattivante, avvincente, accattivante e accattivante. La sua narratrice: accattivante sia per la sua fragilità che per la sua forza.
Margaryta Yakovenko si è trasferita a Los Alcázares all’età di sette anni. Ha studiato giornalismo all’Università di Murcia e ha conseguito un master in politica internazionale presso l’Universitat de la Cruz, giornalismo politico internazionale presso l’Università Pompeu Fabra. È stata scrittrice e redattrice presso PlayGround, El Periódico de Cataluña e La Opinión. Attualmente lavora a El País. Ha pubblicato il racconto «No queda tanto» nell’antologia Cuadernos de Medusa (2018), edita da Amor de Madre. Desencajada (2020, Caballo de Troya) è il suo primo romanzo.
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Partecipa alla lettura! Il prossimo 30 gennaio 2024 al Club di Lettura parleremo del libro del Premio Cervantes 2023, Luis Mateo Díez, ‘La piedra en el cozazón’. Prenota qui.
Quella terribile mattina dell’11 marzo, Nima, che vive intrappolata nello sconvolgimento della propria sofferenza, tanto egoista quanto devastante per chi la ama e si prende cura di lei, non sapeva che viaggiavamo tutti sullo stesso treno. Le voci di Nima e dei suoi genitori tessono in questo avvincente romanzo una storia d’amore bella e commovente: dell’amore interrotto di una coppia impotente di fronte al dolore della figlia adolescente malata, e dell’amore tranquillo di un padre che si rifiuta di affogare nello sguardo vitreo di sua figlia. Forgiata su bianchi silenzi, scritta al limite dell’emozione e su risorse espressive che approfondiscono suggestioni metaforiche, La Pietra nel Cuore è anche una profonda riflessione sulla volontà di solitudine e sulla potenza del disordine, sulla sconfitta dell’isolamento e sul trionfo dell’amore. un’umanità che diventa forte nel battito collettivo.
Moderatore: Loretta Frattale, docente Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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